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catacombe - 208 risultati
  • ipogeo Campano + info
    Giornale Scavi 1968-1969 (VIII), pag. 61: segnalazione di un cimitero visto subito dopo la guerra in questo terreno (dove? di proprietà Calvino), ora in vendita
    ELIMINEREI SENZA FARE ALCUN RIFERIMENTO A MENO CHE BARBARA NON LO IDENTIFICHI CON UN CIMITERO ORA NOTO
  • terreno Cancani + info
    eredità Cancani
    Via Appia all'altezza del numero civico 91
    Giornale degli scavi n. XI (1971-72) pag. 63
    E' una proprietà di cui la commissione entra in possesso in seguito ad una eredità
    confinante con S. Callisto
    documenti in Archivio Storico: 1
  • catacomba di Castelvecchio Subequo + info
  • cimitero di Cava Battaglia + info
  • basilica circiforme della via Ardeatina + info
    Scoperta nel 1991 da Vincenzo Fiocchi Nicolai, che la identifica con la basilica di Marco documenti in Archivio Storico: 12
  • catacomba di Ciriaca + info
    (Santamaria. Scheda n. 16)
    Al II miglio della via Tiburtina. Odierno ingresso dal chiostro della basilica e da altri due ingressi separati nell'area del cimitero del Verano , a NE e a SE della basilica stessa.
    In origine vastissimo. La costruzione del moderno cimitero ha distrutto completamente l'area subdiviale e sepolto intere regioni sotterranee. Le tre parti della caracomba misurano oggi circa 500 m. articolantesi su tre livelli.
    La catacomba si sviluppò sul predio di Cirica dopo la sepoltura del veneratissimo Lorenzo , primo Diacono di Sisto II ucciso nel 258 sotto Valeriano. Con lui furno sepolti anche Giustino, Crescenzio, Ippolito, il sodato Romano, Ireneo ed Abbondio. Costantino costruì sopra la cripta una basilichetta nei primi anni del IV sec. Nel 432, 440 Sisto III innalzò parallellamente una più grande chiesa a lato della tomba del Santo. Pelagio II , nel IV sec. rifece la basilica ad corpus ed infine Onorio III, nel XIII sec. utilizzando la basilica di Pelagio costruì la chiesa che ancora oggi vediamo.

    Rimangono del cimitero che, articolato su quattro livelli, fu uno dei più insigni e grandi della Roma Cristina, poche e nude gallerie con qualche pittura del IV sec. ed un certo numero di epigrafi conservate in parte al chiostro dei cappuccini adiacente alla basilica ed in parte nel Museo epigrafico lateranense. Interessante il colombario pagano repubblicano inglobato nella catacomba per le sue non comuni pitture.

    regioni cimiteriali:
    cripta di Ciriaca
    documenti in Fototeca: 283 documenti in Archivio Storico: 110
  • cimitero di Ciriaco + info
    nella zona ostiense in alcune sedute si parla genericamente del cimitero di S. Ciriaco, che dovrebbe essere nella zona intorno alla basilica di Papa Onorio (poco distante dall'edificio nel quale si trovano 4 sarcofagi con sei corpi, cfr. basilichetta di S. Ciriaco al X miglio). documenti in Archivio Storico: 2
  • catacomba ad Clivum Cucumeris + info
    Indicata dai Giornali di Scavo.
    Scheda n. 6 di Santamaria (perduta)
    Posizione tuttora ignota. con ogni probabilità fra le vie Denza e Mercalli, sulle pendici dei Monti Parioli verso l'Acqua Acetosa.
    Ampiezza. Ignota. Qualche tempo fa sono venuti in luce alcuni tratti devastatissimi di gallerie cemeteriali sotto la via Bertoloni, verso la fine di essa; forse potrebbe trattarsi dei resti di questa catacomba, che secondo gli itinerari, conserva le spoglie del console LIberale, di Diogene, di Bonifacio e del prete Giovanni, un martire molto tardo dell'epoca di Giuliano l'Apostata.
    documenti in Archivio Storico: 9
  • cimitero di Colle S. Quirico + info
  • museo della collegiata di Santa Cristina + info
    Collegiata di Santa Cristina, di stile romanico, risale all'XI sec. e venne consacrata da Gregorio VII nel 1077, ma fu trasformata nell'assetto attuale, per lo più, dall'intervento quattrocentesco voluto dal cardinale Giovanni de' Medici. La chiesa è comunque il frutto di una somma di opere ed interventi strutturali, alcuni risalenti al periodo pagano. La parte più antica è costituita dal primitivo oratorio, ricavato dal taglio delle gallerie catacombali circostanti il sepolcro della Santa. Si tratta della grotta tufacea dove si svolse il miracolo. Nell'XI-XII sec., venne edificata la Collegiata e poi, alla fine del Seicento, la cappella del Miracolo. La facciata fu rifatta nell'800. L'interno della Collegiata è a tre navate, divise da rozze colonne bombate, conserva nelle linee generali la primitiva struttura romanica; absidi quadrate con volte a crociera e tetto a capriate. Nella navata destra si apre la Cappella del Rosario con volte a crociera gotica e affreschi del '400. Nella cappella di Santa Lucia, in fondo alla navata destra, affreschi di scuola umbro-senese, seconda metà del 1400, con storie della Natività. Tramite un portale romanico, in marmo bianco, ornato da bassorilievi, si accede alla Cappella del Miracolo, d'impianto barocco: nell'altare maggiore sono venerate, sotto una bella pala settecentesca del Trevisani, tre sacre pietre macchiate, secondo la tradizione, del sangue del miracolo eucaristico. Una quarta pietra è sempre esposta in un bellissimo reliquiario dell'orvietano Ravelli. Sugli altari minori due tele del '700, rappresentanti, San Giovanni Evangelista con la Trinità e, la Madonna del Carmine con le anime del Purgatorio, San Giorgio e Santa Cristina. Da qui poi si accede infine alla grotta di Santa Cristina. A destra, la cappella di San Michele, al centro l'altare del Miracolo, circondato da una balaustra del '500 e sormontato da un ciborio del IX sec., sorretto da quattro colonne corinzie; il paliotto è costituito dalla pietra basaltica, con le orme dei piedi della santa, che la salvò dall'annegamento. Sulla parete a sinistra dell'altare, con parti di affreschi duecenteschi, si apre un'arcata da cui si accede al sepolcro della santa, sul quale poggia un monumento funebre con una statua di terracotta attribuita al Buglione, e quindi alle catacombe cristiane. L'ambulacro centrale conserva loculi con iscrizioni e tracce di pitture. La porta, del 1548, in pietra rossa, da accesso all'antico borgo dove, dopo la chiesa il monumento di maggior pregio è il castello Monaldeschi della Cervara, a pianta quadrata e torri angolari. L'edificio risale al XIII-XIV secolo, costruito dagli orvietani e semidistrutto dalla popolazione nel 1815 per impedire che cadesse nelle mani di Luciano Bonaparte, è stato ricostruito nelle forme che oggi ammiriamo. Nell'interno è allestito il museo territoriale del lago di Bolsena, si articola su tre piani e in un cortile esterno dov'è ospitato il lapidarium. Al piano d'ingresso si trovano le sezioni sulla formazione e le attività vulcaniche del territorio, la sezione protostorica e quella etrusca ed infine le prime testimonianze della fondazione della città romana di Volsinii. Il piano superiore è dedicato all'esposizione della ricca documentazione archeologica proveniente dagli scavi dell'età romana. Troviamo gli affreschi recuperati della casa delle pitture, il trono dionisiaco, detto delle pantere, pregevole opera di coroplastica databile inizi II sec. a.C. al piano inferiore un excursus storico sulla Bolsena medioevale, con particolare riferimento al castello Monaldeschi, di cui si conservano, inglobate nella struttura, l'antico muro di difesa e la strada che saliva al borgo sottostante il castello, fiancheggiata da vetrine che espongono le ceramiche medioevali rinvenute nel butto (pozzo di discarica) della torre maggiore. Sottostante il castello è l'elegante edificio rinascimentale del palazzo del Drago, interessante per i caratteri toscani della sua architettura e per un ciclo di affreschi che documenta la presenza nel viterbese di una fase del Manierismo romano anteriore agli Zuccari. Nella volta del Salone d'ingresso, bellissime grottesche su fondo bianco e nero e riquadri con storie di Alessandro Magno; sulle pareti, monocromie di grandi paesaggi. Nella sala attigua, sulla volta, il Convivio degli dei, alle pareti scene e figure in grisaille. Al piano nobile nella sala dei Giudizi, con soffitto a cassettoni, affreschi monocromi che si rifanno, come gli altri, a Pierin del Vaga e a Pellegrino Tibaldi. Nella piazza centrale sorge la chiesa di San Francesco, sconsacrata ed adibita ad attività culturali. Risale al XIII secolo, come testimonia il bel portale gotico. All'interno, navata unica e presbiterio quadrato coperto da tetto a capriate. Affreschi di varie epoche, XV - XVII secolo, la decorano abbondantemente. Tra i reperti archeologici, i ruderi dell'antica cinta muraria, in blocchi di tufo con contrassegni alfabetici etruschi e monumenti funerari del I sec. d.C. In località Poggio Mosconi si ammirano i ruderi dalla città romana. I muri più antichi, formati da pietre collegate a secco, sono disposti secondo una pianta ottagonale. Molte altre strutture sono ottimamente conservate. Vi è anche l'anfiteatro dove d'estate si svolgono spettacoli teatrali e musicali.

    (informazioni tratte da internet, http://www.paesionline.it/lazio/bolsena/da_visitare_bolsena.asp)

    Giornale Scavi 1968-1969, (VIII) pag. 32
    documenti in Archivio Storico: 2