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Introduzione
Nel 1932 veniva dato alle stampe, su iniziativa di Mons. Giulio Belvederi, il primo catalogo delle fotografie conservate presso la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, inerente la documentazione riguardante i numerosi lavori intrapresi per la tutela e lo studio delle catacombe romane in ben ottanta anni di attività di questa Istituzione. Il materiale fotografico raccolto in questa prima pubblicazione ammontava, già all’epoca, a 6000 unità ca., comprendendo soltanto le principali catacombe romane e riflettendo, nella sua impostazione, l’idea di una iniziale raccolta sporadica, scaturita da interessi personali per determinati monumenti o da occasioni particolari come scavi archeologici, senza alcun tipo di sistematicità né di esplicita volontà documentaria. Si tratta, comunque, di una documentazione assai preziosa per il progresso degli studi archeologici e fu con tale consapevolezza che si intese divulgare l’esistenza di tale Archivio, ripromettendosi, inoltre, di aggiornarne annualmente il catalogo, ed incrementarne il numero delle fotografie.

Nel 1936 Mons. Belvederi prepose alla gestione dell’Archivio fotografico le Suore Benedettine di Priscilla - ordine da lui stesso fondato - che lo hanno curato, ordinato ed arricchito per ben oltre sessanta anni. Dalla loro accurata opera di custodia e conservazione è scaturito, nel 1973, il nuovo catalogo della Fototeca, profondamente trasformato nei criteri di riordino del materiale che, nel frattempo, era più che triplicato. Si rese necessario, per gestire l’ormai immensa mole di materiale fotografico raccolto, procedere ad una diversa organizzazione dei soggetti cui è stata attribuita una nuova numerazione: è stata mantenuta e sistematizzata la successione topografica per nucleo cimiteriale; all’interno di tale primario raggruppamento il materiale è stato suddiviso per categorie (ad esempio Piante, Esterni, scale, gallerie, cubicoli, sculture e iscrizioni, anche se la suddivisione non è sempre la stessa, data la grande disomogeneità dei monumenti); all’interno della medesima categoria il materiale è organizzato secondo una numerazione progressiva, permettendo in tal modo l’agevole inserimento delle nuove acquisizioni. Ancora nel 1975, nel 1980 e nel 1993, viste le incessanti nuove acquisizioni di materiale fotografico, vennero prodotte delle Appendici al Catalogo, soluzione tipografica elaborata per rapidamente fornire ai numerosi studiosi che si servono dell’Archivio Fotografico strumenti di studio sempre aggiornati.
Se ancora nell’addendum del 1980 è evidente un apporto prevalente di materiale fotografico in bianco-nero (dalle più antiche lastre fotografiche in vetro ai più attuali formati Leica) con l’intensificarsi degli interventi di restauro, che la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha intrapreso con sistematico impegno nell’ultimo ventennio, la quantità di materiale fotografico confluito nell’Archivio Fotografico non solo è aumentato grandemente, ma si è anche notevolmente diversificato nei formati (ogni campagna di restauro prevede una documentazione fotografica dello stato precedente all’intervento e dello stato conclusivo, fornita in quattro formati: stampe in bianco-nero e colore, fotocolor e diapositive 35 mm).
La recente documentazione fotografica dei restauri è stata raccolta e sistemata nella Sede della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra; tale situazione ha creato una dicotomia di luoghi di conservazione di materiale appartenente al medesimo Archivio Fotografico, andando ad accrescere una già difficile gestibilità del patrimonio documentario. Parallelamente, nuove esigenze di sempre maggiore divulgazione hanno considerevolmente incrementato i rapporti con i diversi fruitori dell’Archivio.
Si è sentita quindi l’esigenza di procedere ad una riunificazione dell’Archivio “storico” con l’Archivio di recente costituzione al fine di poter far fronte a tutte le nuove esigenze, non ultima quella della conservazione del materiale fotografico di più antica data, oramai pericolosamente esposto ad una rapida ed inarrestabile usura, procedendo ad un trasferimento di tale documentazione fotografica su nuovi supporti digitali. Il processo di ”ammodernamento” dell’Archivio Fotografico intrapreso dai Responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, è giunto, quindi, alla creazione di un catalogo informatico, strumento resosi oramai imprescindibile per una più conveniente gestione dell’immensa mole di materiale conservato.